Qualche tempo fa era finito in prima pagina a causa di un articolo apparso su Numero Homme, nel quale gli venivano messe in bocca parole mai pronunciate. In quei giorni l’Italia intera si chiedeva se Roberto Bolle fosse gay ed al povero ballerino non restava altro da fare che smentire le indiscrezioni, sostenendo con veemenza di essere stato frainteso. Oggi torna a parlare dalle pagine di Vanity Fair per ribadire il concetto, semmai a qualcuno fosse sfuggita qualche virgola:
Fuori dal palcoscenico inizia un’altra parte della mia vita che non desidero mettere in mostra. Recentemente, invece, a sorpresa, le prime pagine dei quotidiani si sono occupate di me. La cosa che più mi ha stupito è che della mia privacy si è impossessato – con violenza e senza alcun rispetto – proprio chi ogni giorno si professa tutore sensibile e attento dei diritti dell’uomo in quanto Persona. Di quali diritti parliamo? Che cosa c’è di dignitoso nel perseguitare una persona, e che cosa c’è di giusto nel portare così tanta attenzione su temi privati?
Vero. E che gusto c’è nel ripetere sempre la stessa solfa?