E’ un Carlo Cracco a tutto tondo quello che si evince dall’intervista rilasciata dallo chef al quotidiano “Il Giornale“: tra l’apertura del nuovo ristorante a Milano e la nuova edizione di Hell’s Kitchen Italia, completamente rinnovata, non vi è tempo di cincischiare per l’uomo.
Carlo Cracco nel corso degli ultimi anni ha conquistato con il suo modo di fare burbero ma attento l’attenzione e la stima di migliaia di persone: una professionalità indiscussa che ben si sposa con quelle che sono diventate due delle trasmissioni di punta di Sky. Non dobbiamo dimenticare infatti che lo chef si è fatto conoscere per le sei stagioni di Masterchef nelle quali è stato giudice. E chiamando in causa il ruolo di Executive Chef che il vincitore di HK otterrà spiega:
Io non sono né duro né cattivo, sono solo severo. Per ambire a quel ruolo devi costruirti un senso di leadership. Ovvio, tutto questo porta stress: anche nella nuova edizione, so che ci tenete a saperlo, ci saranno lacrime da parte dei concorrenti. Ma anche tanta soddisfazione.
E come anticipato, quando viene gli viene chiesto cosa avrebbe fatto se non fosse stato cuoco sottolinea:
A un certo punto volevo fare il prete. Penso che almeno alla carica di vescovo ci sarei arrivato.
Non è poi così difficile immaginarlo in tale ruolo sebbene, sia palese, il pubblico lo preferisce come cuoco tenebroso e preparato, uno chef stellato in grado di stupire in cucina ma al contempo perfetto per preparare le nuove leve della cucina, sia in televisione che fuori.