Signori, sappiate che abbiamo uno scopritore di talenti in più e un uomo di Chiesa in meno. La confessione arriva dal diretto interessato, Lele Mora, che al settimanale Gioia ha svelato sorprendenti segreti del suo passato.
Volevo farmi frate. Ho fatto la quinta elementare e due anni delle medie in un convento di cappuccini a Rovigo. Sentivo la vocazione. Poi ho capito che la vocazione non era così forte. Troppi sacrifici.
E così, meglio lanciarsi in tutt’altro mondo. Quello dello spettacolo.
Dal 1990 al 2005, gli anni più belli. Sembrava che tutto dovesse passare da Lele Mora. Sembravo potentissimo, e non era vero. Ho solo lavorato tanto, facevo soldi per me e per chi stava con me. Ho inventato le serate in discoteca. Si chiamavano “champagnino” o più volgarmente “marchette”. La più precisa era Simona Ventura: andavamo anche in cinque club in un giorno. Poi c’è stato Costantino Vitagliano, la Sardegna… E comunque è un’epoca finita. Oggi non ci sono più soldi da spendere. Ma in Sardegna ci tornerò: nel 2012.
Nella sua carriera, un errore grande:
Non mi sono accorto in tempo che la frequentazione con Corona distruggeva quello che avevo costruito.
Quel Corona con cui ha condiviso un amore platonico (anche se in un primo momento non sembrava così…):
Ognuno va a letto con chi vuole e in casa sua fa quello che preferisce. Le tendenze personali devono restare tali, l’importante è la discrezione.
E c’è spazio pure per Silvio Berlusconi che torna a difendere.
Lui non odia i gay, guardi quanti ce ne sono a Mediaset e Mondadori. Comunque sono stato spesso a cena da lui, ma non ho mai avuto l’onore di averlo da me. Le sue cene sono ricche di canti e barzellette, quella del Bunga Bunga è il suo cavallo di battaglia da 20 anni. Ma niente festini.
Certo, se lo dice lui…