All’inizio erano baci e abbracci, esultanze a suon di cuoricini e dichiarazioni più o meno realistiche sul numero di figli da mettere in cantiere. Poi è arrivato il matrimonio tra Alexandre Pato, attaccante del Milan, e Sthefany Brito, modella ed attrice brasiliana, pressoché sconosciuta alle nostre latitudini.

Tutto sembrava filare liscio, quando all’improvviso è arrivata la notizia del divorzio, a soli nove mesi dalla celebrazione delle nozze. Ed il Papero è rimasto nuovamente da solo (anche se di soldi per consolarsi ne ha in abbondanza).

Tutto finito con la separazione? Macché! Ora i due ex piccioncini tornano a far parlare di sé, a causa delle richieste della signora, che sostiene di aver dovuto interrompere una brillante carriera per seguire Pato in quel di Milano. Di quanto si accontenta? Di qualcosa come 57mila euro al mese!

E sentite la motivazione:

Se lui avesse mollato la carriera per rimanere in Brasile con me dopo il matrimonio, forse sarei stata io ad essere costretta a pagargli gli alimenti finché non avesse trovato un’altra occupazione.

Sì, ma con 57mila euro al mese, perché scomodarsi a cercare un’altra occupazione che non sia quella si spendere e spandere per le vie di Milano? Senza contare poi che la Brito era partita col pretendere un quinto delle entrate presenti e future del calciatore, per poi arrivare a chiedere 2,5 milioni di euro all’anno. Il Papero sarà pure giovane, ma non è certo fesso, ed ha risposto picche alle esose richieste dell’ex mogliettina.

Di qui la richiesta di un mensile da 57mila euro, considerata ancora troppo alta dagli avvocati di Pato, che tra l’altro non ha figli da mantenere, senza contare che

La Brito non può essere considerata una persona con difficoltà di reinserimento nel mondo del lavoro, quindi non si capisce la ragione di un assegno di mantenimento di tale entità.

Insomma, Sthefany Brito pensava forse di aver trovato la mappa del tesoro sposando Pato, ma a quanto pare le indicazioni pr raggiungere il forziere sono troppo sbiadite.

Ultimo aggiornamento: Dicembre 1, 2010