Vittorio Sgarbi è solito lanciare delle pesanti provocazioni, ma questa volta forse ha un po’ esagerato, visto che è arrivato ad accostare l’omosessualità alla tossicodipendenza, come se fossero entrambe un grave problema da combattere.
Il tutto è avvenuto in un’intervista che Sgarbi ha rilasciato al settimanale Grazia, in cui racconta il rapporto con suo figlio, il 24enne Carlo. Sgarbi racconta di averlo riconosciuto quando aveva già sette anni, ma di averlo mantenuto sin dal primo momento. Carlo è nato dalla relazione tra Sgarbi e Patrizia Brenner, morta dieci anni fa. Da allora Carlo non ha voluto vivere con il padre, ma ha preferito rimanere da solo.
Per quanto riguarda i rapporti con il figlio, per Vittorio Sgarbi fila tutto liscio, principalmente perché “non si droga e non è omosessuale”. Siamo certi che la comunità gay non apprezzerà molto questa affermazione, anche perché è completamente senza senso, quasi come se essere omosessuali fosse una malattia o un male da sconfiggere. Male, Vittorio, molto male.
Ma uno non è libero di dire quello che vuole? Bisogna sempre, inesorabilmente ossequiare il mondo omosessuale? E Sgarbi non ha detto che la droga e l’omosessualità sono la stessa cosa…(questo è quanto gli fate dire voi).