Al settimanale Gioia, Platinette ha raccontato, a cuore aperto, una delle sue più lunghe (e tormantate) storie d’amore:
Ancora non ho capito se si trattava di amore, però tanto ho fatto che l’ho ucciso con un’operazione bastarda. Era un medico, un ricercatore universitario a Parma. L’ho messo al pubblico ludibrio facendo una descrizione così accurata nel mio libro che non poteva essere che lui. La notizia era troppo ghiotta in provincia: la soubrette cicciona con il chirurgo più bello dell’ospedale.
Un uomo con cui ha vissuto bei momenti:
Ha fatto scattare la scintilla la sua straordinaria accoglienza, il modo in cui mi proteggeva. Io ero felicissima, mi sentivo la donna borghese che avrei voluto essere, la compagna del medico. Perché, parliamoci chiaro: un gigante come me da chi si fa difendere? Dove lo trovo uno che sia disposto ad amarmi?
Fino a quando, però, non l’ha messo alle strette chiedendogli di rendere pubblica la loro relazione:
Era il suo terrore. E Il mio cruccio di allora, stupidissimo, me ne rendo conto. Ma porca miseria, non si possono fare quattro giri dell’isolato prima di entrare in casa, per il terrore di essere scoperto.
A distanza di anni, però, la Plati ha ottenuto una piccola rivincita:
Che fine ha fatto ora il dottore? È irriconoscibile: grasso come me, con la barba!