Correva l’anno 2000 ed un gruppo di ragazzi veniva rinchiuso in una casa alla periferia di Roma e dato in pasto agli sguardi famelici di milioni di telespettori per 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana.
Nasceva il Grande Fratello, il primo tentativo di reality show in Italia, e sin da subito si capì che c’erano personaggi che più di altri avrebbero fatto un pezzo di storia del costume nostrano, imponendosi con personalità forti e combattive.
Uno di questi era Pietro Taricone, palestrato, logorroico, filosofo (a modo suo), con la faccia da bravo ragazzo ed un sorriso che non passava inosservato. Impossibile per Cristina Plevani, altra abitante della Casa e vincitrice di quella prima edizione, non essere attratta da quel macho, impossibile resistere al suo fascino. E allora eccoli all’alba del quinto giorno, nascondersi sotto una tenda e scambiarsi tenerezze, mentre il mondo all’esterno si scandalizzava per il sesso in diretta.
Sono trascorsi 10 anni da allora, i due hanno preso strade diverse, ma oggi – nel giorno della scomparsa di Pietro – tutti vogliono avere una testimonianza da parte di Cristina. E lei non si tira indietro.
Quando ho visto che non ce l’aveva fatta mi sono sentita sprofondare. Ora riaffiorano tutti i ricordi del tempo passato insieme. I miei ricordi di Pietro sono quasi tutti legati al ‘Grande Fratello’ perché, a parte una cena insieme dopo quell’edizione, non ci siamo frequentati mai in privato. Era un uomo carismatico e colto. Ora che non c’è più tutti lo osannano, anche se sui giornali in passato lo hanno criticato molto per la sua forte meridionalità. È il momento di lasciarlo in pace.
E ancora:
Al dolore si aggiunge dolore perché era un ragazzo giovane, con una famiglia. E poi aveva un’adrenalina incredibile. Tra tutti noi che eravamo nella Casa aveva i sogni più grandi in assoluto. Era il più determinato. Si capiva subito che era avanti a tutti. Ha meritato il successo che ha avuto: era intelligente e un ottimo oratore. Ne vedo tanti di sbruffoni in tv, oggi. Lui non era così. Era forse più il bullo di periferia ma con un grande cervello.
Ora la Plevani si augura che la morte di Taricone non sia sfruttata da qualcuno che vuole tornare a far parlare di sé:
Pietro era già un mito. Lo era per molta gente. Di sicuro per tutti quelli che fanno un provino per il Grande Fratello. Non serviva che diventasse un mito anche da morto. Io ripeto che con lui non avevo contatti da anni ormai. Non so che uomo fosse oggi, mi fermo ai miei ricordi di allora. Faccio parte del passato, dell’inizio del suo cammino mediatico. E non posso aggiungere molto altro. Spero solo che nessuno dopo oggi torni ad apparire in televisione o sui giornali approfittando della sua morte.
Lo faranno in tanti, purtroppo.