A una settimana dal fattaccio, nessuna richiesta di riscatto è arrivata alla famiglia di Mike Bongiorno per la restituzione della salma. E le indagini continuano senza sosta.
Ecco allora Daniela, vedova Bongiorno, aprire il suo cuore e raccontare gli ultimi giorni in un’intervista a Repubblica.
Per il momento non ho novità. Non abbiamo avuto alcun contatto con i rapitori. Né io personalmente voglio averne. Le confesso che se dovesse capitare non so come reagirei. Non ho richieste da avanzare a quei banditi. Si facciano vivi con la polizia o con i miei figli. Se devo fare un appello lo faccio agli italiani: siamo pronti a ricompensare chiunque ci dia informazioni utili al ritrovamento di mio marito.
E il ricordo va a quella mattina di una settimana fa.
Sarà stato mezzogiorno. Ero in riunione, nella sede della fondazione in via Procida a Milano. Si è aperta la porta e ho visto entrare Michele e Leonardo, i miei figli. Mi si sono avvicinati e mi hanno sussurrato: “Mamma, dobbiamo dirti una cosa bruttissima”. Mi sono spaventata, ho subito pensato ai nipoti, ho detto: che è successo ai bambini? Sa, non sono ancora vecchissima, in famiglia resiste un senso di protezione reciproca. Allora, Michele ha detto: “papà…”. Aveva la stessa faccia del giorno in cui Mike è morto. Ho capito che era accaduto qualcosa alla tomba.
E c’è tempo anche per ringraziare tutti quelli che le sono vicini in questo difficile momento.
Ho ricevuto centinaia di testimonianze di solidarietà e affetto, lettere, mail. Mi fermano in strada, si sono formati gruppi di preghiera. Mike è nel cuore di questo paese. Sono sicura che lui è in pace. Lo hanno portato via, ma non possono fargli alcun male. Ci sono comunque giorni nei quali mi trovo a parlare con lui. Gli parlo davvero, sento in casa il rumore delle mie parole
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