Camila Raznovich parla di figli: Viola, quello che ha perso e quello che aspetta

di Redazione Commenta

Pochi giorni fa Camila Raznovich , conduttrice di Amore Criminale ed ex vj di MTV, ha festeggiato il suo 37esimo compleanno nel modo migliore possibile, ma purtroppo non è sempre stato così. Solo un anno fa in questi stessi giorni stava attraversando una prova molto difficile.

Di questo e molto altro Camila parla in un’intervista a cuore aperto rilasciata a Vanity Fair. La presentatrice ricorda lo scorso compleanno e il dolore che ha provato:

Eravamo qui come siamo qui oggi, un anno fa, e mi aspettavano a cena venti persone, e doveva essere una festa e io volevo solo piangere.

Il motivo di tanto dolore era la perdita, all’ottava settimana di gravidanza, di quello che sarebbe dovuto essere il suo secondo figlio dopo Viola. Un evento tanto doloroso quanto improvviso che non le aveva nemmeno lasciato il tempo e la testa di disdire la festa per il suo compleanno:

Non ho retto il colpo, ho iniziato a singhiozzare senza riuscire a smettere.

Dopo tanto dolore finalmente la luce e la bellissima notizia:

Aspetto un altro bambino. Da luglio. Lo racconto solo ora perchè ho passato gli ultimi quattro mesi con la tensione addosso, e il timore che finisse di nuovo male. Io il buio lo avevo già conosciuto con la depressione post partum di Viola. Ci sono stata dentro per mesi e non volevo tornarci. Così appena abbiamo potuto abbiamo riprovato: sono rimasta incinta al primo colpo.

Camila parla di come abbia scoperto di essere incinta:

Eravamo in campagna, era la nosta serata burraco. Eugenio stava mischiando le carte. Io me lo sentivo un po’ . E così ho fatto il test.

La conduttrice parla del suo libro, M’ammazza, uscito da poco:

Una catarsi, su un momento intenso della mia vita, nel bene e nel male. E’ un’ironia sull’inganno che collettivo che sta dietro ad espressioni come lieto evento, stato interessante, dolce attesa. Ma quale contatto con il divino? Togliamoci dalla testa  che siamo tutte Madonne sante, pie, e incinte di Gesù Bambino. E finiamola di insegnare alle nostre figlie ad essere mamme con le bambole prima che imparino a parlare.

La Ratzovich parla della depressione post partum di cui ha soffero dopo la nascita di Viola:

Viola era famelica e insonne. Io, disfatta dalle notti insonni e dal doverla allattare sei volte al giorno. Vedevo tutto scuro, la vita rovinata. La guardavo come si guarda un alieno. E mi domandavo chi fosse, cosa volesse da me. Ero ossessionata dal dover e non riuscire ad essere la mamma perfetta. Era un inferno,  perchè più io stavo male, più lei piangeva.

Ad un certo lentamente la situazione è migliorata:

Bisogna chiamare la cosa con il suo nome innominabile: depressione. Iniziando poi a parlarne con il dottore, con Eugenio, con mia madre, con gli amici. Riconoscere e condividere un disagio è il primo passo per liberarsene, per non far si che diventi cronico. Poi quando Viola aveva otto mesi, abbiamo fatto il primo viaggio insieme. Li l’ho svezzata. Ho capito che non avevo mai amato incondizionatamente nessun altro al mondo.

La storia di Camila  insegna che dopo il buio c’è sempre la luce. Tanti auguri.

 

 

 

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