Bisogna ammettere che Camila Raznovich non è poi così tanto presente sulle nostre pagine. Una donna dello spettacolo che lascia poco spazio al gossip, soprattutto da quando, alcuni mesi fa, è diventata mamma di Viola. Però Camila pecca di sincerità, e per questo va premiata.
Così, in una lunga intervista su Libero.it, la presentatrice ha ammesso di lavorare per necessità.
Io non ho né un cognome famoso né un marito ricco, importante e potente né una carriera alle spalle che mi abbia fatto guadagnare chissà quanto. Per questo ho bisogno di lavorare, perché di questo vivo. Sono una privilegiata, ci mancherebbe, ma ho un mutuo da pagare. Il mio lavoro non è un vezzo per poi andare alle premiere per farmi fotografare con la borsa figa.
D’altronde lei sa cosa sia la precarità.
La precarietà mi viene dal cognome, per etnia siamo girovaghi, vagabondi e precari. Adesso con una figlia è un po’ più dura. Quando mi scade questo contratto: boh. Spero di rinnovarlo o che mi chiami qualcun altro.
Lavorare e stare lontana da sua figlia, però, non è facilissimo.
Ogni volta che lascio Viola c’è come un senso di colpa. Anche se, allattandola, per più di tre o quattro ore non la mollo mai. Il problema è che hai la testa da un’altra parte e non è facile. Non avrei potuto fare la mamma casalinga per molto altro tempo, vista la mia indole, ma se posso dirti la verità avrei aspettato ancora un po’. Comunque mi sto organizzando per andare con Viola due mesi in Asia. Poi faremo dei sacrifici, io e il mio compagno. Lui fa l’architetto e il lunedì mattina deve essere a Crema e lavorare. In qualche modo ci organizzeremo.
Vi abbiamo trasmesso ‘storia di una donna normale della tv‘. Ormai una specie sempre più rara.