Solo poche ore fa vi parlavamo della vicenda che coinvolge Franco Califano. A 72 anni, il cantante è tornato ieri alla ribalta per una particolare richiesta allo Stato: ottenere il sussidio previsto dalla legge Bacchelli dato che da luglio scorso, a causa di una caduta con relativa frattura di vertebre, non può più esibirsi e quindi guadagnare.
I circa 10 mila (o 20mila?) euro al semestre che percepisce dalla Siae come diritti d’autore? No, quelli – ha spiegato – non gli bastano.
Dopo il no giunto ieri dal Codacons, ecco arrivare risposta negativa anche dal segretario nazionale del Partito dei Pensionati, Carlo Fatuzzo, che ha espresso la propria contrarietà pur riconoscendone i meriti artistici e il lustro che Califano ha portato al nostro Paese in tutti questi anni.
La contrarietà è legata alla considerazione che un uomo come Califano, con una vita artistica intensa e con i relativi guadagni, se è in affitto e se si considera povero, c’è da ritenere che questa situazione da lui evidenziata, molto probabilmente, è la conseguenza delle sue pur rispettabili scelte di vita. Certamente Califano non è più povero di milioni di pensionati che hanno lavorato in condizioni pesantissime e dure per decenni e che oggi hanno pensioni molto al di sotto dei mille euro al mese. L’artista dichiara di ricevere circa 20 mila euro l’anno, quindi 1.600 euro al mese, di diritti d’autore e avendo 72 anni e tanti decenni di carriera, con i relativi contributi versati, c’è da ritenere che goda anche di una pensione o che, se così non è, potrebbe chiederla. L’applicazione della legge Bacchelli dovrebbe essere un intervento a sostegno ad uomini illustri della cultura italiana, in casi estremi e la situazione di Califano non è certamente più problematica di tantissimi altri artisti o cittadini del nostro Paese.
Frà, ti è andata male per la seconda volta…