Tony Effe è al centro delle cronache dello spettacolo per un ipotetico caso di censura che si è trasformato in una grandiosa opera marketing. Quando in realtà la prima cosa alla quale bisognerebbe dire “no” è la misoginia.
Il caso della censura a Tony Effe
Sottolineiamo immediatamente: le canzoni di Tony Effe presentano frasi misogine. Frasi che non sono state tacciate dallo stesso cantante di essere semplicemente un’espressione artistica. Il giovane non sembra aver smentito il fatto che queste frasi siano parte del suo modo di pensare.
Ovviamente ognuno è libero di ascoltare quello che vuole. Ma è importante sottolineare una cosa. Censurare l’arte è sbagliato ma è anche giusto, a livello sociale e umano mettere dei limiti dove si rischia di andare oltre. Abbiamo visto nell’ultimo anno nessuno difendere Ghali o Dargen D’amico quando sono stati censurati per aver portato canzoni inerenti a specifiche tematiche sociali.
In quel caso era giusto censurare? La domanda è legittima per un semplice motivo: ci si è mossi per difendere l’annullamento della partecipazione di Tony Effe al concerto di Capodanno di Roma. E questo è avvenuto da parte di persone che per genere, orientamento sessuale o semplicemente intelligenza si erano schierati a favore dei diritti delle donne.
Mahmood, Noemi, Emma Marrone: questi sono solo alcuni dei cantanti che hanno espresso solidarietà a Tony Effe o hanno deciso di non partecipare al Capodanno di Roma per sostenerlo contro la censura. Ognuno ovviamente, anche in questo caso, è libero di fare quello che vuole. Sia perché convinzione o perché parte della stessa squadra discografica.
Combattiamo la misoginia
Ma è lo stesso tempo necessario combattere davvero la misoginia. Perché si fa presto a partecipare a iniziative nelle quali ci si occupa della difesa delle donne, ma a quanto pare si fa ancor prima a difendere chi è parte del problema della misoginia.
Tony Effe non parteciperà al Capodanno di Roma ma si esibirà al Palazzetto della Capitale in un concerto dal costo di 10 e di cui parte del ricavato sarà devoluto alle associazioni che si schierano contro la violenza contro le donne.
Ben venga ovviamente che questi soldi arrivino nelle casse di queste associazioni. Ma non sarebbe meglio cambiare direttamente rotta con i testi delle proprie canzoni? Gli stessi che sono parte del problema perché rappresentano la base, per alcuni giovani, di giustificare un comportamento sbagliato nei confronti del sesso femminile?
La misoginia è una gran brutta bestia: forse tutti dovremmo pensare a combatterla in modo adeguato partendo dalle nostre parole.