Per le grandi star non c’è pace nemmeno dopo la loro morte. Abbiamo visto quanto a lungo si sia trascinato il processo di Michael Jackson, e adesso anche la famiglia di Amy Winehouse deve rivivere il dolore della scomparsa della cantante, perché chi ha seguito l’inchiesta sulla sua morte non era qualificato.
Delle indagini si è occupata Suzanne Greenaway, che però non era ancora qualificata per condurre il suo lavoro. Alla famiglia di Amy Winehouse adesso è stata offerta la possibilità di riaprire nuovamente il caso. E’ stato svolto tutto correttamente, ma una volta chiarita la posizione del medico legale, non ancora abilitato al lavoro, sarebbe necessario riprendere.
Quel che viene messo in dubbio, quindi, non è l’avvelenamento da alcol per il quale sarebbe morta Amy, ma la qualifica della Greenaway, che può essere registrata solamente dopo cinque anni di lavoro, ma che ha indagato sulle cause della morte della cantante di Back to black a soli due anni e mezzo dall’inizio della sua attività.
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