Luciano Ligabue parla a cuore aperto del suo libro, della scomparsa del padre, del legame che ha unito i suoi genitori per molti anni, del rapporto con i due figli e del dolore per quelli mai nati. Il rocker si lascia andare ai ricordi e parla del futuro.Il cantante, in un’intervista a Vanity Fair, parla del rapporto con il padre e della sua morte:

I miei sono stati insieme tutta la vita con gioia. Persone semplici, vitali, capaci di stare con gli altri. Papà l’ho perso nel 2001. Diceva: dopo i 70 ogni anno è regalato. È morto a 71. Tumore all’intestino. Quattro mesi dalla diagnosi. Io stavo girando un film, Da zero a dieci. Ci siamo parlati più in quei mesi che in tutta la vita. Lui era un Ariete, testosterone puro, reattivo, io Pesci, faceva fatica a capire questo figlio che parlava poco, non capiva nemmeno cosa volesse dire essere timido. Ci siamo visti, in quei mesi. Mia madre, dopo, sembrava che volesse morire anche lei. Poi si è attaccata a mio figlio Lenny, e dopo è venuta Linda.

Ligabue parla dei tentativi che fa per essere un buon padre, del rapporto con i due figli e del dolore per quelli che non sono nati:

Provo, davvero. Lenny non vive con me, Linda sì. È molto diverso. Lenny ora è un adolescente, ha un grandissimo talento musicale, a due anni teneva il tempo dei Nirvana con le bacchette, ha molto più orecchio di me, vuol fare da solo, naturalmente. Linda ha sette anni, è vanitosa, ingenua, molto popolare fra le amiche. Li amo. Ne avrei voluti altri, di figli. Tanti. Ne ho persi tre. Due nel passato, uno pochi anni fa da Barbara, la madre di Linda. Al sesto mese di gravidanza. Un lutto che non trova casa, nessuno lo considera un vero lutto.

Una vita davvero intensa quella del Liga, tra gioie e dolori.

Photo Credits | Getty Images

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: Aprile 10, 2012

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