Ognuno cerca di trarre vantaggio come può dall’intera vicenda. E così, mentre gli altri piangono il fratello scomparso, La Toya Jackson cerca di mantenere viva l’eredità di Michael in un modo particolare.
Vi chiedo di tener vivo il sogno di mio fratello Michael, un sogno dove non ci sono discriminazioni, un sogno dove le persone non soffrono di HIV o di AIDS. Potete farlo donando il vostro tempo o ciò che potete all’AIDS Project L.A. Potete anche scaricare il mio nuovo singolo ‘Home’ da iTunes.
La pubblicità che t’aspetti, insomma. Invece a parlare di tutt’altro è lo storico manager di Jackson, Frank di Leo, che ha rilasciato un’intervista pubblicata sul sito Hits Daily Double.
Michael mi chiamò a marzo in vista del suo tour londinese, mi disse ‘Frank, ho bisogno di qualcuno con un pò di esperienza. Vuoi essere di nuovo il mio manager e prenderti cura di tutta questa roba?’. E io risposi ‘Sì, certamente’. Michael non voleva esibirsi più di 2 volte a settimana, ma quando ha firmato il contratto sapeva che c’erano 50 concerti da fare. Il contratto fu letto a Michael da ben 3 avvocati diversi. Si voleva a tutti i costi battere il record stabilito da Prince ed entrare ancora una volta nel libro del Guiness dei Primati. C’erano abbastanza biglietti per mettere in piedi ben 85 spettacoli ma era fissato con il numero 50.
Quanto alle prove del This is it Tour:
Michael era in forma. Si stava allenando con Lou Ferrigno. Ballava per più di tre ore al giorno dopo l’allenamento. Era pronto. Molte volte si limitava a guardare e dirigere. La notte prima che morisse, quando scese dal palco dopo essersi esibito in 10 o 11 pezzi, Kenny Ortega (direttore artistico, ndr) era sulle scale, ci abbracciammo tutti e lo accompagnammo nel camerino. Fu lì che mi disse, ‘Frank, sono pronto. Farò tutti e 50 gli spettacoli. Non provare nemmeno a pensare il contrario’. Parlammo anche della possibilità di girare alcuni stadi dopo l’O2 Arena. Disse ‘Frank, non sono mai stato più felice. Da quando sei tornato, le cose vanno meglio. Riesco a vedere la luce alla fine del tunnel. L’abbiamo fatto una volta e questa è la nostra opportunità per rifarlo’. E quella fu l’ultima volta che lo vidi vivo.