Le indagini sulla morte di Michael Jackson continuano, certo. E lui, il principale indagato, il dottor Conrad Murray, vede avvicinarsi sempre più la porta del carcere. L’ultima notizia che ci giunge dall’America non racconta nulla di nuovo, ma conferma la tesi che già mesi fa era venuta fuori: Murray, che si trovava al fianco di Jackson al momento della sua morte, il 25 giugno scorso, attese più di un’ora prima di chiamare i soccorsi. Il tutto emerge ora da alcuni documenti ufficiali resi pubblici a Las Vegas.
Ieri è stato reso noto il mandato di perquisizione che aveva permesso alla polizia di ispezionare una farmacia in città, nella quale si riforniva il medico. Un documento che fornisce nuove informazioni sulle ore immediatamente precedenti e successive alla morte di Michael.
Insomma, il succo del discorso è questo: Murray chiamò la polizia alle 12.22, ovvero un’ora dopo avere constatato che Jackson non respirava più, dopo avergli somministrato l’anestetico Propofol.
Murray, dal canto suo, cerca da quel 25 giugno una via d’uscita, e ha più volte spiegato di non essere stato il primo medico a prescrivere alla pop star il Propofol. Secondo Murray, infatti, il potente anestetico fu prescritto anche da due anonimi medici in Germania.
E la soap opera non finisce qui. Secondo il sito Tmz, dal documento si evince che Murray, il 12 maggio 2009, aveva comprato ben 4 flaconi di Propofol da 100ml insieme ad altre medicine potenti. Il Propofol fu trovato a casa di Michael, all’interno di una busta del dottore poggiata sul comodino vicino al letto in cui Jackson sarebbe collassato. Il farmaco era contenuto in flaconi da 20 e 100ml.
Mentre Grace Rwaramba, tata ancora oggi dei figli di Jackson, ha dichiarato ai detectives che Michael, al momento della morte, era in cura anche presso il Dr. Klein e che l’ultimo medico generico ad averlo trattato sarebbe stato il Dr. Larry Koplin. La responsabilità si allargherebbe dunque a macchia d’olio. Ma che ne fai di Beautiful…