Nuovo capitolo della telenovela Britney Spears, ricoverata qualche giorno fa nel reparto psichiatrico del Cedars-Sinai Medical Center in seguito, si era detto, ad una telefonata del suo manager Sam Lufti, che raccomandava ai sanitari di tenere la cantante sotto stretto controllo.

Crisi di nervi o tentato suicidio? La famiglia smentì la seconda ipotesi, ma era ormai chiaro che la situazione mentale di Britney era arrivata ad un punto di non ritorno, tanto che dopo le visite di routine, i medici avevano fatto sapere che non era in grado nemmeno di vestirsi o di mangiare da sola.

Una situazione di grave disagio, procurata con molta probabilità dalla gran quantità di droga assunta negli ultimi tempi e non sempre in maniera volontaria, secondo le accuse della madre, che esce finalmente allo scoperto, occupandosi della sua bambina. E sarebbe ora!

Secondo il pacchetto di documenti presentati da Lynne Spears al tribunale di Los Angeles, la figlia sarebbe stata completamente plagiata dal suo manager, che mirava ad impossessarsi del patrimonio (ora nelle mani del padre della cantante).

Non solo. Le aveva tagliato i fili del telefono e sequestrato la batteria del cellulare, per impedirle di avere contatti con l’esterno senza il suo permesso. Voleva controllare tutto, dal commercialista agli avvocati e, per renderla “mansueta”, la obbligava a prendere pillole in continuazione (fino a dieci al giorno), con la promessa che sarebbero servite a farle riavere i figli.

Queste le accuse della madre, che non si era mai resa conto della situazione in cui versava la figlia, fino al giorno del secondo ricovero coatto, quando era andata a farle visita nella sua casa di Studio City, trovandola particolarmente nervosa

Britney era molto agitata non riusciva a stare ferma. Puliva la casa, si cambiava i vestiti più volte, cambiava i vestiti ai suoi cani altrettanto spesso. Mi parlò con un tono e un livello di comprensione di una bambina piccola.

Da qui la decisione del tribunale di allontanare Sam Lufti dalla cantante, per mezzo di un’ordinanza restrittiva, sperando che possa servire a farle riacquistare un pizzico di serenità e che non sia l’ennesimo tentativo della famiglia di avere il controllo completo del suo patrimonio.

Certo è che la povera Brit non può fidarsi proprio di nessuno!