Sono entrati in carcere a poche ore di distanza (forse un giorno), legati da un destino comune, anche se per motivi diversi. Entrambi urlano la propria innocenza (e che altro potrebbero fare?), ma poi ognuno sceglie il proprio modo di combattere.
Stiamo parlando di Vittorio Cecchi Gori e Stefania Nobile, arrestati qualche giorno fa nell’ambito di inchieste che poco hanno in comune, se non il fatto di catalizzare l’attenzione di giornali e tv.
Ognuno dei due personaggi ha un modo diverso di reagire alla vita del carcere e se la Nobile si rifiuta di mangiare, l’imprenditore fiorentino chiede addirittura l’eutanasia!
Voglio morire, ma da solo non ce la faccio, aiutatemi con un’iniezione letale.
Questo aveva confidato ad un amico qualche giorno prima che la Guardia di Finanza lo conducesse verso il carcere, ed ora che è rinchiuso in una cella qualcuno pensa che possa arrivare addirittura a suicidarsi.
Per questo è costantemente guardato a vista. Intanto si moltiplicano le dichiarazioni di soldarietà nei suoi confronti. Valeria Marini si dice preoccupata e invita i giudici a farlo uscire quanto prima, mentre si lamenta per essersi vista negare il permesso di fargli visita:
Non deve stare dentro un minuto di più, non capisco questo accanimento verso un uomo che non si è mai sottratto alle sue responsabilità. Se ha sbagliato lo stabiliranno i giudici. Adesso è prioritario aiutare una persona sola che sta male.
Non sappiamo in che misura il carcere sia incompatibile con le sue condizioni di salute (come sostiene il medico), ma di certo la detenzione non fa piacere a nessuno.
Chiedete a Vanna Marchi e a Stefania Nobile che dopo la condanna a più di nove anni di reclusione avevano sperato di non farsi neanche un giorno di galera. E invece ecco l’accusa di tentata fuga e le porte di San Vittore che si spalancano per accoglierle.
Ora la Marchi piange (ci ha abituati alla scenetta strappalacrime), mentre la figlia si rifiuta di mangiare finché non le verranno spiegati i motivi dell’arresto. Per quanto ci riguarda potrebbe digiunare per mesi interi: una così dovrebbe vergognarsi e tacere. E forse anche ringraziare il cielo se fino a due giorni fa ha potuto respirare l’aria della libertà. Vergogna!