In molti forse l’hanno considerato solamente l’interprete del ragionier Fantozzi di comica memoria: quello che ci abbandona oggi però, ad 84 anni, è un Paolo Villaggio leggenda come poche ve ne sono state nel nostro paese.
Per anni l’attore, grazie a questa sua macchietta di impiegato, ha raccontato vizi e virtù dell’Italia senza peli sulla lingua e mostrando, tra una risata e l’altra, come quasi sempre oltre all’immagine di una persona vi siano tutta una piccola serie di debolezze e forze che anche nella loro mediocrità la rendono unica. Abbiamo riso tutti per i suoi film, per personaggi come quello di Fracchia e ci siamo commossi anche per personaggi come quello di Giovanni, il senzatetto della serie Carabinieri nella quale Paolo Villaggio ha regalato a tutti più che un assaggio di quella che era la sua verve drammatica.
Paolo Villaggio non era solo un attore ma anche uno scrittore di successo, sebbene la sua carriera in tal senso iniziò effettivamente scrivendo del ragionier Fantozzi: bisognerebbe trovare del tempo per leggere i suoi libri e rendersi conto di come, tra una risata e l’altra, le lezioni di vita che ha tentato di darci siano state tantissime. Aveva ragione la figlia: il mondo dello spettacolo che oggi probabilmente tornerà ad esaltarlo per via della sua dipartita lo aveva un po’ abbandonato ultimamente, senza dargli il giusto spazio.
Lui non se ne lamentava, sebbene conscio come tutti quanti noi che la sua erede avesse pienamente ragione: probabilmente capiva che nonostante tutto ogni epoca ha la sua voce e la sua, per quanto sempre potente, forse al momento era meglio che tacesse perché non comprensibile a tutti. Paolo Villaggio poteva essere amato od odiato, senza mezzi termini: ma se c’è una cosa sulla quale tutti sono sicuramente d’accordo e che la sua carriera come attore sia stata una delle più interessanti e più importanti tra quelle italiane giunte nell’Olimpo dei grandi. Ed è facile immaginarlo, ora, criticarci un pochino da lassù.