Michele Placido fa parte di una generazione di attori che si è imposta grazie al talento, senza scorciatoie, facendo gavetta e si augura che presto possa ritornare presto ad essere cosi.L’attore e regista in un’intervista a A dice la sua su chi usa delle scorciatoie per arrivare al successo e lotta perchè la meritocrazia rimanga la cosa più importante per chi lavora nel mondo del cinema:
Il cinema è senz’altro un ambiente non facile e dobbiamo riportare il merito e le capacità al centro del nostro lavoro. Una presentazione può anche essere utile, se viene segnalata una persona valida. Imporre è un’altra faccenda. Un paio di volte ci hanno provato anche con me: ho pagato quelle persone ma le ho tenute fuori dal lavoro che stavamo facendo. Lo sanno che con Bellocchio, Risi, la Cavani, con me, ma anche con altri, non c’è niente da fare. Non ci facciamo imporre nessuno.
Quelle di Placido non sono solo parole, lui stesso ha offerto opportunità a chi giudicava meritevole:
Giravo Romanzo Criminale, c’era un ragazzo che portava i caffè. L’ho visto e gli ho chiesto cosa stesse facendo. Il barista, mi ha risposto. Poi ho saputo che era laureato, aveva fatto il Centro sperimentale. In 3 anni farai un film, gli ho detto. Si chiama Tony Tropia: ne sono passati sei e ha fatto già due film. Glieli ho prodotti io. Ora cominciamo a girare Itaker, Tony è il regista, una specie di tributo all’emigrazione italiana degli anni ‘60.
Sarebbe bello che in tanti prendessero esempio da lui.