George Clooney: “Il ruolo di padre è la sfida più grande della mia carriera”

George Clooney ha combattuto in Darfur e rischiato la vita sul set di Syriana, ma il padre, quello no per lui è un riolo decisamente inedito. L’attore interpreterà un padre in Paradiso amaro, nei cinema dal 17  febbraio,  e la considera la sfida più grande della mia carriera.George, in un’intervista al settimanale A, definisce questo ruolo una grande sfida e afferma che non potrebbe mai essere padre:

 E’ stata la sfida più grande della mia carriera. Perché io, con questa parte, non c’entro nulla. Non sono né potrei mai essere padre. Ciò non toglie che l’esperienza mi abbia colpito. Quando dirigi degli attori che potrebbero essere tuoi figli, è una cosa: quando devi essere un padre credibile, dal punto di vista emotivo, è diverso. Il pubblico deve credere che io, Shailene e Amara siamo veramente una famiglia.

 La sua interpretazione in Paradiso amaro ha consentito a  Clooney di conquistare il Golden Globe come miglior attore drammatico ed è molto probabile che il 26 febbraio bisserà aggiudicandosi l’Oscar. Il bel George, a proposito dei premi, dice:

I premi sono ovviamente sempre ben accetti, ma quello che conta è l’impegno che ho messo nel diventare una persona diversa da quello che sono. Ovvero un padre.

L’attore non rimpiange di non aver avuto figli:

No. Ho fatto delle scelte, voglio essere coerente con me stesso. Non sono un “family man”, non posso parlare della vita quotidiana di un padre, né delle sue emozioni e condizioni piscologiche. È vero però che adesso guardo gli amici che hanno dei figli con occhi diversi: è un legame speciale. Ma ciò non significa che li invidio. O che ho rimpianti.

Clooney per entrare meglio nel ruolo si è ispirato ai suoi amici Brad Pitt e Matt Damon:

Per prepararmi, ho pensato ai miei amici Brad e Matt. Soprattutto quest’ultimo, avendo quattro femmine, è stato la mia guida: ho pensato a lui, a come inizia a preoccuparsi quando le maggiori parlano di ragazzi… Forse sarei un padre geloso, di quelli che stanno alzati finché le figlie non tornano, che le pedinano. Come faccio a dirlo? Resta il fatto che, tornando al mio amico Matt, ogni volta che lo incontro penso che avere figlie preadolescenti sia complicatissimo.

L’attore continua a sentirsi molto figlio:

La verità è che io continuo a sentirmi prima di tutto figlio. Ho 51 anni, quasi, ma le persone più importanti restano i miei genitori. Se oggi sono l’uomo che conoscete, è grazie a loro. Da adolescente non ho vissuto la fase del conflitto generazionale, ma ero ambizioso, inquieto perché avevo mille interessi: mio padre mi ha insegnato a dirigerli nella giusta direzione. Questo deve fare, un genitore: indirizzare i figli, sopratutto da adolescenti.

Le sue fidanzate dovranno rassegnarsi, George non ha proprio intenzione di diventare papà. A meno che qualcuna prima o poi non riesca a fargli cambiare idea.

Photo Credits | Getty Images

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