Patrizia D’Addario è una novella Mata Hari, ingaggiata appositamente per far traballare la sicurezza del Premier Silvio Berlusconi?
Ad insinuarlo era stata la rivista Panorama, che in seguito aveva anche riportato indiscrezioni riguardo ad un conto in banca piuttosto cospicuo della escort più famosa d’Italia. Cosa c’è di vero? Ce lo racconta lei stessa dalle pagine del Corriere:
Se fosse stato un complotto per incastrarlo, la prima sera sarei rimasta a Palazzo Grazioli invece di tornare in albergo. Non sapevo che Berlusconi avrebbe chiesto di vedermi una seconda volta.
Nessun complotto dunque, ma come spiega allora la presenza di tutto quel denaro (si parla di quasi un milione di euro) sul proprio conto? Potrebbe rispondere come Raz Degan in un noto spot di qualche anno fa (sono solo fatti miei!) e invece è pronta a spiegare:
Non si tratta di un milione di euro, ma di una somma di molto inferiore ed il libretto è intestato non solo a me ma anche a mia madre e ad altri miei familiari. Quei soldi sono il risultato della vendita di alcuni immobili oltre che della mia attività. Non ho mai nascosto di fare la escort.
La escort di lusso, una che per ogni prestazione guadagna 4-5mila euro: che ci vuole a metter su un milione di euro? E poi bisogna considerare la pubblicità derivata dalle sue affermazioni con tutti gli annessi ed i connessi, soldoni compresi. Ma non crediate che la biondona sia felice della sua vita attuale e che, potendo tornare indietro, rifarebbe le stesse scelte:
Assolutamente no, non lo rifarei. Con tutto quello che ho passato e che sto passando ancora… Potete pure controllare nella mia borsa: non ho più nemmeno il registratore che accendevo sempre ad ogni incontro.
No, non rifarebbe le stesse scelte, anche perché dice di aver rischiato grosso qualche mese fa:
In quel periodo ero oggetto di continue minacce telefoniche. Prima ho subito un tentato stupro in casa, poi una sera sono stata avvicinata da due persone che dicevano di essere delle forze dell’ordine. Uno di loro mi ha costretto con la forza ad entrare in macchina e poi mi ha detto che il suo sogno era farmi finire in galera. Purtroppo quella volta il registratore che avevo in borsa si era bloccato.
Quando si dice la jella… Speriamo che da oggi possa avere un futuro radioso e – come dice lei – “riprendere a fare la vita d’artista”. Ah, adesso le chiamano così?