La figura di Michael Jackson è ancora tra le più chiacchierate e discusse nonostante siano passati ormai 10 anni dalla sua morte, avvenuta il 29 giugno del 2009: ufficialmente si è sempre parlato di una morte da overdose da Propofol, un forte anestetico, ma teorie strane o complottistiche non sono mancate.
Ieri sera in Inghilterra è andato in onda il docufilm “Killing Michael Jackson“, il quale non solo ha ricostruito gli ultimi momenti di vita del cantante ma ha portato alla luce anche qualcosa che fino ad ora è sempre rimasto nel buio, ovvero le testimonianze dei soccorritori. La pellicola è infatti basata sulle interviste a Orlando Martinez, Dan Myers e Scott Smith, i tre detective della polizia di Los Angeles che accorsero a Neverland per primi.
Alcune immagini sono apparse sul quotidiano inglese The Sun e va detto che c’è da rimanere a bocca aperta per quello che hanno mostrato. La stanza, ed in parte questo non stupisce, era piena di medicinali e articoli sanitari. Come ha spiegato il detective Martinez al giornale:
C’era un computer sul suo letto, una bambola molto realistica e anche una specie di pubblicità con foto di bambini. C’erano anche dei post-it, o pezzi di carta attaccati in tutta la stanza e specchi e porte con piccoli slogan o frasi. Non so se fossero testi o pensieri, alcuni di loro sembravano poesie, la camera da letto era… era un casino. La stanza in cui veniva trattato, non sembrava una stanza adatta a nessun tipo di trattamento medico!
Si saprà mai come sono andate davvero le cose? Di certo questa descrizione della stanza lascia perplessi.