La storia di Britney Spears è emblematica sotto moltissimi punti di vista: oggi dopo tredici ann,i presso un tribunale californiano, la cantante di “Baby one more time” si scaglia contro il padre e chiede a gran voce di poter ottenere la libertà che le è stata tolta tanto tempo fa.
#FreeBritney aveva ragione?
La cantante, ormai quarantenne, è affidata alle cure del padre da quando nel 2007 si rasò i capelli a zero e si scagliò contro una macchina e dei paparazzi in preda a un attacco psicotico. Da quel momento non ha potuto più decidere per se stessa o per i suoi figli, manovrata essenzialmente come un burattino dal management che, con la benedizione di suo padre, è riuscito a sfruttarla professionalmente ed economicamente. È questo che si evince dal suo racconto al giudice e la lucidità con la quale espone la sua situazione, porta a pensare che forse le teorie del movimento #freebritney non erano poi così campate in aria quando accusavano il padre della cantante di tenerla praticamente prigioniera in una scatola dorata.
Mentre Britney Spears racconta quello che ha dovuto subire in questi anni, dalle terapie non adatte al suo stato di salute all’obbligo di dover rispondere per forza positivamente a degli impegni di lavoro per i quali non si era nemmeno discusso prima con lei se fossero possibili o se lei fosse in grado di affrontarli: quello che colpisce è la chiarezza di esposizione e l’approccio lucido con il quale la cantante espone la sua incredulità a proposito del fatto che la legge consenta al management prima e al padre poi di poter fare quello che voglionosenza che lei possa fare nulla:
Sono traumatizzata, non sono felice, non posso dormire, sono arrabbiata: rivoglio la mia vita. Voglio sposarmi e avere un bambino. Volevo farmi togliere la spirale e avere un bambino, ma i miei tutori non me lo fanno fare perché non vogliono che abbia un bambino.
Britney Spears inerme nei confronti del padre e del management
Britney Spears ha raccontato di non poter nemmeno assumere un avvocato per difendersi in qualsiasi disputa legale possa nascere con i suoi manager, costringendola quindi ad accettare negli anni qualsiasi progetto loro avessero in mente senza potersi ribellare. Emblematico il momento in cui la giovane donna racconta come ad un certo punto, nel 2018, gli siano stati somministrati dei medicinali non adatti alla sua condizione di salute che la lasciavano praticamente addormentata o in uno stato di torpore per moltissimo tempo, privandola anche della capacità di pensare.
Un approccio, che come lei stessa ha spiegato, la ha lasciata depressa, stanca e svuotata: la sua salute mentale in questo tempo, sottolinea, non è stata al centro della preoccupazione di coloro che non hanno fatto altro che sfruttarne il talento e le possibilità. E viene da chiedersi, trovando anche una risposta, se la decisione presa tredici anni fa dal giudice e mai più rivista da quel momento sia stata effettivamente quella giusta per garantire a Britney Spears una guarigione dai suoi problemi mentali.