Ballando con le stelle ha presentato il suo cast per la prossima stagione e tra nomi famosi e controversi, non c’è quello di Eva Robin’s. La quale non ha fatto mistero di non aver gradito questa esclusione.
Transfobia in casa Rai?
Soprattutto tenendo conto di altre scelte nel cast. Ora l’attrice non ha parlato di transfobia direttamente da parte della Rai, ma in qualche modo si può intuire che nel momento in cui si parla di “quota gender” e nella stessa è possibile trovare due gay ma non una transgender, il dubbio a chi legge i nomi del cast viene e non poco.
Anche in base alla notorietà di alcuni nomi, famosi negli ultimi tempi più per le sparate no-vax che per il proprio lavoro. Definire Eva Robin’s una esclusa di lusso di questo cast è senza dubbio la formula migliore da usare. Perché se ci avessero chiesto se tenerla o eliminarla la avremmo tenuta senza problemi.
Sia perché la immaginiamo senza problemi ballare sul palco, sia perché è un tipo che può davvero intrattenere il pubblico e non solo ballando grazie al suo carattere molto forte.
La donna non è mai stata una con peli sulla lingua, quindi non stupisce che sulle pagine della rivista Nuovo si lasci andare a commenti decisamente importanti. La conduttrice spiega che secondo lei ogni partecipante risponde a una nicchia ben precisa di pubblico. “Ogni fetta di pubblico deve avere il proprio concorrente di riferimento“, ha spiegato.
Eva Robin’s senza peli sulla lingua
E poco importa che direttamente Milly Carlucci si sia fatta sentire per chiederle scusa. Cosa che se ce lo consentite, già da sola mette dubbi sulla correttezza di questa esclusione. “Iva Zanicchi funziona per gli spettatori in là con gli anni, e la quota gender l’ha trovata in un altro personaggio: Gabriel Garko, che è gay“, ha sottolineato. “All’inizio ero dispiaciuta, ma poi mi sono sentita sollevata” ha aggiunto. “Perché le gogne mediatiche mi terrorizzano. Così posso tornare in teatro con Le Troiane“.
Chiamando in causa la “quota gender” va detto che all’interno di quella LGBTQ non c’è solo Gabriel Garko ma anche l’ex nuotatore Alex Di Giorgio. Il problema, per chi non lo vede, è che a essere presente c’è solo la G e non la T di quella magnifica sigla.
E per quanto possa essere intuibile la ragione di questa scelta, ciò non lo rende più giusto. Alla faccia di chi dice che il teorema di Eva Robin’s sulle quote gender non regge.