Per una volta non gridiamo allo scandalo di fronte ai comportamenti e alle dichiarazioni di Marina Ripa di Meana. Ora tocca al marito Carlo agitare gli animi e raccontare esperienze proibite del passato.
Come quando, già ambientalista e inserito nel mondo della politica, visse mesi di eros travolgente con un trans di nome Gianna. Altro che donne affascinanti capaci di far perdere la testa. Una storia clandestina che l’uomo ricorda con affetto e che iniziò – udite, udite – negli anni Settanta, prima di conoscere l’attuale moglie. Almeno questo…
Ma cosa colpì l’attenzione di Carlo?
Rossa, gambe forti, vocione profondo, tanga amaranto. Gianna passeggiava sempre al Parco Ravizza, appena mi toccò esplose la passione.
Un’intesa tra i due non solo a livello fisico e che durò per lungo tempo, anche se Carlo non ebbe mai il coraggio di confessare apertamente la cosa ai suoi amici più stretti.
Furono notti segrete e voluttuose. Un amore violento. La vedevo bellissima, a parte le mani tozze e la barba che ricresceva al mattino. La feci salire sulla mia Giulia, tornando da un giro elettorale tra Mantova e Cremona, digiuno, stanco e sudato.
Qualche anno dopo, nella vita di Carlo arrivò una donna vera, la sua Marina, già sposata con Alessandro Lante della Rovere. Femme fatale che, per non essere da meno di fronte alle dichiarazione del marito, ha aggiunto un altro po’ di pepe:
Quando ho conosciuto Carlo avevo altri due fidanzati e mezzo e la mia cameriera diceva che dovevo cambiare sangue perché ero ninfomane.
Cosa aspettarsi, dunque, da due tipi del genere? Di tutto. E la loro dichiarazione finale, espressione di un sogno in comune, non può stupire.
Sogniamo un’orgia con Gianna Nannini.
Lecito chiedersi: meglio la Nannini o il trans?
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