Dopo sei mesi, 91 udienze e 252 testimoni ascoltati, ecco la verità sulla morte di Lady Diana: nessun complotto, la principessa morì a causa della guida “grossolanamente negligente” dell’autista Henry Paul e dei paparazzi che inseguivano la Mercedes.
Questo è quanto risulta dall’inchiesta condotta dal coroner Thomas Scott Baker, incaricato di far luce sull’incidente nel tunnel dell’Alma a Parigi, dove persero la vita, oltre a Diana, Dodi Al Fayed e lo stesso autista francese.
Cade quindi l’ipotesi avanzata dal padre di Dodi,
il miliardario Mohamed al Fayed, secondo il quale dietro l’incidente ci sarebbe stato
un complotto dei servizi segreti britannici, incaricati dal
Principe Filippo di uccidere Diana. Il motivo?
La principessa sarebbe stata incinta e la Real-Casa non poteva permettere che diventasse
madre di un musulmano.
Pesanti le accuse rivolte da Mohamed alla Famiglia Reale, ed in particolare al principe-consorte, definito razzista e nazista:
E’ ora di rispedirlo in Germania da dove viene.
Volete sapere il suo nome per intero? Finisce con Frankenstein.
Sono quasi undici anni che il proprietario dei Magazzini Harrods ripete la stessa monotona storia, alimentando i dubbi di chi non riesce a credere che si possa essere trattato di un banale quanto evitabile incidente stradale.
Del caso si sono interessate le Corti Giudiziarie francesi, la Cia, la Nasa, ma nessuno è riuscito mai a trovare un appiglio per dar ragione al padre di Dodi. Tutti uniti in difesa della Famiglia Reale o Mohamed sta veramente esagerando con le sue teorie?
Non credo che su questa storia si scriverà mai la parola “fine”, nonostante la sentenza di ieri, che è l’ennesima, ma non certo l’ultima su un caso tanto discusso. Intanto Al Fayed si è detto deluso dal verdetto, ma potrà chiedere all’Alta Corte di Londra di aprire un’altra inchiesta.
E noi tra due anni ci ritroveremo a scrivere un altro articolo come questo, con la medesima conclusione. Perché, caro Mohamed, se complotto c’è stato, non verrà mai a galla.