In questi giorni si torna a parlare del Rubygate ed in particolare di alcune rivelazioni molto bollenti di Ruby Rubacuori, al secolo Karima el Mahroug, che coinvolgono diversi personaggi del mondo dello spettacolo.
Tra questi ci sono Belen Rodriguez e Barbara D’Urso, la conduttrice di Domenica live e Pomeriggio Cinque ha deciso di ricorrere alle vie legali per tutelare la sua immagine. La giovane donna marocchina, ai tempi dello scandalo ancora minorenne, ha testimoniato il famoso bunga bunga, spiegando:
Dopo cena si siamo recati tutti in una sala del piano inferiore dove si è tenuto il bunga bunga. Io ero tranquilla in quanto sapevo che Lele Mora aveva garantito la mia estraneità a qualsiasi attenzione sessuale. Nel bunga bunga tutte le ragazze erano completamente nude ed alcune (Barbara d’Urso, la Carfagna, la Yespica, la Rodriguez, la Faggioli e altre che non ricordo) si masturbavano ed altre facevano contestualmente petting fra di loro (Marincea, Amanda Del Valle, anche la Rodriguez). Berlusconi vestito in maniera elegante (giacca e cravatta) era l’unico uomo presente ed assisteva; ad un certo punto ricordo di averlo visto intento a leccare i genitali di Sara Tommasi che so essere dedita all’assunzione di cocaina.
Barbara D’Urso però è intervenuta tramite avvocato per smentire tutto, e non è la prima volta:
Barbara d’Urso, ancora una volta, respinge sdegnata ogni accostamento del proprio nome al c.d. Rubygate. Come è noto a tutti gli organi di stampa, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato delegato dal PM, dott.ssa Boccassini, aveva escluso sin dal marzo 2011 la presenza di Barbara d’Urso nelle circostanze di tempo e di luogo riferite da Karima El Mahroug. Ciò è avvenuto a seguito di indagini intese a verificare l’attendibilità della giovane marocchina, che riguardo alla persona di Barbara d’Urso ha evidentemente detto il falso. Appare dunque strumentalmente diffamatoria l’estrapolazione dalle motivazioni della sentenza del c.d. processo Ruby di uno stralcio di verbale, reso dalla El Marhoug, del quale era già nota da tempo la falsità. D’altra parte, con riferimento al falso coinvolgimento della d’Urso nel Rubygate, già il Tribunale di Varese (nello scorso mese di agosto) ha emesso sentenza di condanna al risarcimento del danno, rilevando che sin dal 14 marzo 2011 le investigazioni della polizia avevano smentito le dichiarazioni di Ruby e consentivano di affermare che “al momento della pubblicazione della notizia le indagini dunque erano già ad uno stadio successivo e gli accertamenti esperiti sulle utenze della d’Urso ne avevano già escluso la presenza ad Arcore in concomitanza con la presenza di El Mahroug Karima. Ne consegue che la notizia pubblicata dal quotidiano non può considerarsi veritiera . Pertanto, in relazione a tutte le notizie recentemente ripubblicate, Barbara d’Urso intraprenderà ulteriori iniziative legali intese alla tutela della propria reputazione e al risarcimento del grave danno subito. Inoltre diffida sin d’ora tutti gli organi di stampa dal ripubblicare notizie già documentalmente confutate e volutamente riproposte tramite una sapiente quanto maliziosa estrapolazione di stralci della motivazione che il Tribunale, a soli fini di ricostruzione storica delle contraddizioni della El Mahroug, ha riproposto in motivazione.
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