Amy Winehouse, l’autopsia non chiarisce cause della morte

Tutti aspettavano che l’autopsia sul corpo di Amy Winehouse avrebbe fatto chiarezza sull’esatta dinamica che ha portato la cantautrice londinese alla morte. In realtà, l’autopsia non ha chiarito nulla e per i risultati degli esami tossicologici potrebbero servire dalle due alle quattro settimane. Inoltre, la scoperta di altri dettagli non fanno altro che alimentare il mistero sul decesso della Winehouse.

Il particolare che lascia spiazzati riguarda il fatto che, a casa di Amy, non è stata trovata traccia di sostanza stupefacente, nè di particolari accessori utili per il consumo di droghe.

Gli inquirenti, che non giudicano comunque “sospetta” la morte della cantante, stanno anche cercando di capire l’ora esatta nella quale la Winehouse è morta. Dal ritrovamento del corpo, infatti, avvenuto intorno alle 16 di sabato pomeriggio, Amy avrebbe potuto essere già morta fino a sei ore prima.

La Winehouse disse al suo bodyguard, intorno alle 10 del mattino, che avrebbe dormito. Quando il bodyguard, per svegliarla, si è accorto che non respirava più, la Winehouse avrebbe potuto essere morta da un bel po’ di ore.

Anche i vari tabloid inglesi si stanno scatenando nelle più diverse ricostruzioni. Secondo l’Indipendent, Amy avrebbe trascorso la notte suonando alcuni tamburi per poi addormentarsi: la testata non fa alcun riferimento all’uso di droghe.

Il Sun, invece, scrive che a casa di Amy non sono state trovate droghe e che il medico della Winehouse, dopo averla visitata 24 ore prima della morte, era soddisfatto delle sue condizioni di salute.

Il Daily Mirror parla, invece, di lento suicidio della Winehouse. La cantante avrebbe litigato con il suo fidanzato Reg Traviss, dopo che quest’ultimo l’avrebbe trovata al telefono con il suo ex marito Blake Fielder-Civil. Una fonte ha dichiarato che da quel momento Amy cominciò un uso spropositato e cosciente di alcol e droghe perché non le importava più di vivere.

 

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