Da quando Karima El Mahroug, alias Ruby Rubacuori è finita sui giornali di tutto il mondo per aver inguaiato il premier, non c’è pace nemmeno per la sua famiglia. I giornalisti vanno a caccia di scoop (altri?) sul passato della giovane marocchina, ancora la sua vita è avvolta nel mistero e non si sa mai da che parte stia la verità.
Intervistato da Vanity Fair, il padre di Ruby ha espresso un chiaro concetto: prova vergogna per quanto è accaduto. Ruby non vuole rispondere al telefono quando la mamma, Naima, la chiama, il padre spiega di sentirsi sempre il dito puntato addosso e spiega di non attraversare un momento molto facile, economicamente.
Lo stesso non si può certo dire della figlia, che ha incassato bei soldoni al ballo delle debuttanti di Vienna e nelle varie ospitate in discoteca. Karima, però, non ha mai mandato soldi al padre, non vuole più avere contatti con la famiglia e c’è chi conosce un po’ meglio la situazione e sostiene sia giusto così.
Si tratta di un vigile di Letojanni, il paese dov’è cresciuta Ruby Rubacuori, che spiega cosa accadeva quando era ancora bambina:
Ruby ha fatto bene a scappare. Con il carattere ribelle che aveva, fosse rimasta qui avrebbe fatto la fine di quella pakistana ammazzata dal padre. Lo sappiamo bene noi che, dopo la segnalazione delle maestre, per un periodo la abbiamo accompagnata da casa a scuola per essere sicuri che seguisse le lezioni. Voleva farla sposare a un uomo di trent’anni più grande in Marocco, a dodici anni.
Che la vita di Ruby non fosse facile, lo si era capito da tempo. La ragazza, poi, aveva mostrato delle cicatrici che ha sulla testa e su una spalla, provocatele dall’olio bollente che il padre le avrebbe gettato addosso e inoltre ha raccontato di aver subito violenze sessuali da parte degli zii. Da casa arrivano solamente smentite e considerando il carattere della diciottenne marocchina, che convolerà a nozze con Luca Risso, non si è ancora ben capito quando mente o quando racconta la verità.