Un paio di mesi fa Veronica Lario irrompeva sulla scena e scuoteva il mondo politico con esternazioni che aprivano la strada ad una campagna elettorale fatta più di gossip e indiscrezioni che di programmi. Si disse (suo marito disse) che fosse stata condizionata, plagiata dalla sinistra in una sorta di complotto ordito alle spalle del Premier.
Bisogna riconoscere alla signora il “merito” di essere quasi sparita dalla scena dopo le famose dichiarazioni, salvo poi rifarsi viva quando c’era da rispondere ad accuse che toccavano troppo da vicino la sfera personale.
Come in questi giorni, ad esempio, quando Angelo Rizzoli, ex editore ora produttore cinematografico, ha cercato di difendere l’amico Silvio Berlusconi, tirando in ballo la Lario ed uno dei suoi figli dalle pagine del Corriere della Sera.
Dal quadretto dipinto da Rizzoli, Veronica appare come una donna facilmente condizionabile, che si circonda di amiche “buone solo per lo shopping”, e che non sarebbe in grado di crescere i propri figli (“soprattutto il figlio più piccolo, Luigi, andrebbe invece sostenuto: a volte ci si ritira nella religione come fuga dal mondo”).
Questa la risposta della quasi ex moglie di Silvio Berlusconi:
Egregio Direttore,
evidentemente il fermo proposito mio e del mio avvocato, di mantenere la vicenda della separazione da mio marito sul piano della compostezza, infastidisce (non capisco perché) persone che non dovrebbero avere alcun interesse per la questione, e che certamente non hanno alcun titolo per esprimere pubblicamente giudizi al riguardo.
E poi l’affondo:
Constato che questo è ora il caso del signor Angelo Rizzoli, persona che non ho mai conosciuto, la cui moglie Melania, che pure non ho mai conosciuto, era già stata prodiga nei miei confronti, qualche tempo fa, di consigli non richiesti né graditi. Che queste persone—non si sa da quale cattedra o pulpito — insultino quattro mie “amiche milanesi”, non meglio identificate, tacciandole di crassa ignoranza, è increscioso ma anche ridicolo. È grave e intollerabile, invece, che il signor Rizzoli mi accusi, dalle colonne del Suo giornale, di “destabilizzare” i miei figli, e in particolare “il più piccolo, Luigi”. Per buona fortuna, Luigi non è affatto in fuga dal mondo, e ha sufficiente forza morale per valutare lo squallore di quelle parole. Ma vorrei ugualmente che venisse lasciato in pace, come me e le mie figlie. E possibilmente anche le mie amiche.
Avanti il prossimo detrattore: Veronica ne ha per tutti!
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